Sinistra e dintorni

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LA COOP SEI TU?



Prendo spunto dalla puntata di ieri sera di Report, sull’affidamento di servizi essenziali nella sanità e nel sociale da parte delle ASL e dei Comuni, a Ditte esterne e cooperative.
Insomma affidamento di servizi dove l’unico requisito richiesto è il minor costo del lavoro e quindi il risparmio economico

Vedendo la trasmissione ho provato amarezza e disagio. Un forte disagio di fronte a lavoratori che non si possono non definire che sfruttati con contratti in cui l’unica voce vera e disarmante è quella dello stipendio. Stipendio da fame, inadeguato, riferito a contratti non consoni alle funzioni svolte. Per il resto pochi diritti, niente maternità, niente o quasi malattia, niente diritti sindacali, ecc..

In più sfruttati da “imprese” che si definiscono cooperative, ma che, della funzione cooperativa mutualistica e solidaristica dei soci lavoratori non ha niente. Con un accordo di ferro e su cui sarebbe necessario che anche l’autorità giudiziaria buttasse un occhio, fra cooperative di varia estrazione. Da quelle fortissime legate alla Compagnia delle Opere ed a Cl e quelle legate la LegaCoop. Sentendo parlare i vari dirigenti non si avvertivano differenze, anzì, l’unico must era il business ed il profitto.

Detto questo mi domando come si possa continuare a chiamare pubblica una sanità il cui core-business è affidato ed appaltato all’esterno e dove a fronte di costi certi e non certo inferiori a quelli di enti con dipendenti propri, il servizio rimane quello che è.

La sensazione è invece quella di una spartizione a tavolino della grande torta dei soldi pubblici, della riduzione di diritti e tutele, di una melma fangosa e puzzolente in cui nuotano beatamente affaristi e faccendieri.

Sarò brutale ma vedendo situazioni come quelle dello sgombero del campo nomadi, appaltato per pochi giorni e poi continuamente rinnovato, e poi coi terreni acquistati “in tempo” dai soliti ben informati, credo si possano configurare oltre che violazioni morali di regole e consuetudini, anche violazione di leggi ed aggiramenti sospetti di norme chiare su questo punto.
Se questa anche nel mio campo, è la cifra riformista, dovremmo tutti fare una seria riflessione su quello che siamo diventati, su quello che la società è diventata e su chi, a parole, dice di rappresentarci.

Resto dell’idea che una sinistra che si definisce tale non solo a parole debba interrogarsi a fondo, senza remore e schemi mentali predefiniti sulla società che vorremmo e che ci è sfuggita di mano, tutti beati e contenti.

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